Se con il walking e i suoi 10.000 passi consigliati dall’OMS e da tutti i cardiologi (sono circa 6500 – 7000 metri da percorrere nell’arco della giornata anche in modo discontinuo) possiamo mantenerci in salute, controllando contemporaneamente il peso corporeo, con il fitwalking, una camminata più veloce, energica e senza interruzioni, riusciamo a dare al nostro organismo, mantenendo lo stesso numero di passi, molto di più e, aspetto non trascurabile, nella metà del tempo. Dobbiamo, infatti, tenere presente che un’attività motoria, qualsiasi essa sia, è efficace solo quando riesce a determinare nell’organismo quegli adattamenti utili a sopportare nel migliore dei modi gli stimoli sollecitati dall’esercizio fisico su cuore e polmoni, muscolatura e grasso corporeo. Ebbene, questo adeguamento, denominato “meccanismo di supercompensazione”, può essere attivato quando si cammina solo se l’intensità dell’azione, la sua durata, il carico di lavoro e la distanza percorsa superano una certo livello.
Per quanto riguarda l’intensità, il parametro di riferimento più semplice per stabilirla è la frequenza cardiaca (FC), in altre parole il numero di battiti che il cuore deve mantenere al minuto per un certo periodo di tempo. Più questo valore si avvicina alla massima frequenza cardiaca (per calcolarla è sufficiente sottrarre a 220 la propria età), maggiore sarà, ovviamente, l’intensità di lavoro. Mentre quando si pratica walking, la FC rimane ampiamente sotto il 60% (valore che definisce la zona aerobica a basso impegno) della massima frequenza, apportando così irrisori benefici all’apparato cardiorespiratorio, nel fitwalking, essendo i valori compresi tra il 60% e 70%, i parametri cardiocircolatori e respiratori vengono condizionati positivamente. Anche il maggiore tono muscolare e l’incremento della forza negli arti inferiori si possono ottenere solo attraverso un tipo di camminata veloce e continuata. Differente è il discorso quando si affronta l’argomento consumo calorico, molto a cuore a chi, attraverso l’attività fisica vuole mantenere il peso forma o dimagrire. In questo caso, infatti, anche un’attività motoria blanda si rivela utile, poiché ciò che davvero conta non è né l’intensità, né il carico di lavoro, ma la distanza percorsa. Tant’è che il conteggio delle calorie consumate si esegue moltiplicando il proprio peso corporeo per i chilometri fatti. Ad esempio, una persona di 80 Kg che cammina per 7 Km brucerà 560 calorie. È evidente che chi pratica il fitwalking, a parità di tempo, percorrerà una distanza superiore e quindi consumerà di più.
Per far sì che il camminare diventi una vera e propria attività di fitness è necessario praticarlo in modo corretto. Come? Camminando con un passo equilibrato, né troppo breve, né troppo lungo, in cui il piede, a differenza di quando si corre, compie una rotazione completa della caviglia che parte dal tallone, appoggiato energicamente a terra, per arrivare alla punta. Il bacino accompagna sempre il movimento delle gambe, senza per questo effettuare oscillazioni laterali. Per ottenere un’azione dinamica e allo stesso tempo economica, il busto deve essere eretto, le spalle rilassate, ma mai incurvate in avanti. La fluidità dell’azione è determinata anche dal movimento pendolare delle braccia che, piegate a circa 90° all’altezza del gomito, devono avanzare e indietreggiare con vigore tracciando un ampio arco. La camminata così ottenuta, pur essendo veloce, manterrà una gestualità naturale.
(tratto da www.gazzetta.it)